di O. Alves da Silva, medico oculista.
Traduzione a cura del dott. Francesco Fanottoli, Allievo del prof. Da Silva. Il dott. Fanottoli applica sulle sindromi vertiginose il suo protocollo terapeutico.
La vertigine è un sintomo caratterizzato da una falsa sensazione di movimento in cui si percepisce lo spostamento del corpo rispetto all’intorno o lo spostamento dell’intorno rispetto al corpo. Non si tratta di una patologia bensì di un sintomo. Un sintomo che spaventa, che da molto disturbo e che spesso crea ansietà. Lo si riscontra frequentemente in patologie dell’orecchio interno o relazionato a tumori cerebrali. Le cause risultano essere degenerative, infiammatorie e tumorali.
Le patologie in cui più frequentemente si riscontra una vertigine sono le labirintiti o lo spostamento degli otoliti nell’orecchio interno. Per questi motivi i casi di vertigine vengono indirizzati principalmente allo specialista otorinolaringoiatra.
L’orecchio interno è un organo recettore dell’informazione periferica, fornisce informazioni al cervello riguardo la relazione tra corpo e spazio ma è il cervello a valutare questa informazione. Il cervello riceve inoltre informazioni riguardanti la relazione tra corpo e spazio proveniente da altre fonti.
La propriocezione è il nostro sesto senso, informa il cervello riguardo lo stato del corpo e la sua relazione con lo spazio. Questo senso può subire una disfunzione e perturbare l’equilibrio. Curiosamente, consultando la letteratura scientifica riguardo ai disturbi dell’equilibrio raramente viene riferita una disfunzione propriocettiva come causa di squilibrio.
Deficit Propriocettivo (SDP)
Martins da Cunha descrisse a livello internazionale la Sindrome da Deficit Posturale nel 1979 dove venne chiaramente identificato lo squilibrio come uno dei molteplici sintomi della SDP. La SDP, non essendo generalmente relazionata con situazioni degenerative, infiammatorie o tumorali, risulta conseguenza di una disfunzione propriocettiva. La clinica ci insegna che l’ignoranza ha un prezzo molto alto che viene conteggiato non solo in termini monetari ma anche di sofferenza.
RICHIEDIMI UN PARERE PROFESSIONALE
Osserviamo il seguente caso clinico relativo alla Sindrome da Deficit Posturale (Claudia C. 38 anni)
Erano le 4 di mattina di un mercoledì, Caludia si svegliò gridando; il marito José, che dormiva profondamente si svegliò dalle grida della moglie e con una gomitata datagli da Claudia.
Il letto si muove e anche il soffitto, gridava Claudia. La sensazione di movimento rotatorio del letto e del soffitto durò meno di un minuto ma a Claudia sembrò un’eternità. Finalmente la sensazione di movimento finì, Claudia respirò a fondo e Josè andò in cucina a cercarle un bicchiere d’acqua.
Claudia si sedette sul letto e subito dopo si alzò per andare in bagno. Ma accadde un fenomeno inatteso. Quando si alzò in piedi ebbe la sensazione di essere su una barca che navigava in un mare molto mosso. Decisero di andare al pronto soccorso, trascorsero il giorno intero in ospedale, saltarono il lavoro, Claudia fu visitata da vari medici che le fecero varie analisi ed esami che non riscontrarono nulla a livello organico. Uscì dall’ospedale con una carta per il medico di famiglia e con una diagnosi di Vertigine Posizionale Parossistica Benigna (VPPB). Il medico di famiglia fece una ricetta per un farmaco antivertiginoso (betaistina) e andò poi da un otorinolaringoiatra.
L’otorino eseguì la manovra di riposizionamento degli otoliti, fece altri esami specifici, non trovò nessuna lesione organica e confermò la prescrizione di betaistina, aumentandone la dose.
Trascorsero 3 settimane e Claudia ebbe un’altra crisi vertiginosa. Questa volta non si spaventò e non gridò, istintivamente si assicurò per bene al letto, e aspettò che la crisi passasse. Si era informata e sapeva quello che doveva fare: un’amica aveva avuto una situazione simile, fu trattata e non ebbe più nessuna crisi. Cercò il medico di clinica generale che l’amica le aveva consigliato. Gli spiegò che aveva sofferto due crisi vertiginose e nell’intervallo di tempo tra le due non era mai stata bene, non si sentiva in equilibrio, aveva vertigini e sensazione di instabilità.
Il medico prese una penna e le fece un segno sulla pelle a metà tra dito indice e pollice, poi posizionò la penna stessa a una distanza di circa 60 cm e le chiese di far coincidere il segno sulla mano alla penna con un movimento rapido. Claudia sbagliò di vari centimetri. Poi le chiese di estendere il collo e chiese al marito di Claudia che la accompagnava di spiegarle quello che stava accadendo.
«Claudia guarda, hai il collo più corto dal lato destro» disse il marito.
«E mi sento intontita» aggiunse Claudia.
Chiese poi a Claudia di ruotare la testa verso destra più che potesse e in seguito a sinistra. Claudia non riuscì a girare la testa per più di 50 gradi verso destra e aveva dolore e squilibrio. Verso il lato destro riuscì a girare la testa di circa 60 gradi, con meno dolore e un pò di sensazione di squilibrio.
Il medico chiese se Claudia si mordeva le guance involontariamente. Anche se nessuno le aveva mai fatto quella domanda era vero, aveva ancora la ferita dell’ultimo morso che si era data. Le chiese se aveva dei lividi sulle anche e rispose di si, le chiese se aveva dolori alla schiena e disse di si, le chiese se aveva difficoltà ad attaccare gli appendini al guardaroba con una mano sola e disse di si, le chiese se si allacciava il reggiseno davanti per poi girarlo invece di allacciarlo direttamente dietro e disse di si. Le chiese se saliva le scale più facilmente di quando le scendeva e disse di si, le chiese se si sentiva scomoda a stare nei grandi supermercati e disse di si. Poi si rivolse a José chiedendo se quando conobbe Claudia avesse un colorito più rosato di quanto non avesse ora. José rimase di stucco, il medico conosceva tutta la vita di sua moglie. Non aveva mai visto un medico così. Ma le sorprese non finirono lì.
Il medico cercò un paio di occhiali e li fece indossare a Claudia. Claudia era triste e angustiata, tante difficoltà e incapacità non potevano avere una soluzione rapida come diceva la sua amica. Ma quando gli occhiali furono messi sul naso, Claudia fece un respiro profondo e sorrise. Era tanto tempo che José non la vedeva sorridere.
“Alla fine non è tanto grande come sembrava” pensò Claudia. Nella SDP esiste un errore della percezione dello spazio e i pazienti abitualmente hanno la sensazione che le persone della loro stessa altezza sembrino più alte.
Il medico mostrò nuovamente la penna e chiese a Claudia di ripetere il test. Ripeté il test con gli occhiali e accertò il risultato: non ci fu nemmeno un millimetro di errore. Chiese a Claudia di estendere il collo e lei fece un movimento di estensione più ampio, senza avvertire dolore o vertigine. José non aspettò nemmeno che fosse il medico a chiederglielo, esclamò immediatamente che ora il collo era uguale da entrambi i lati e sorrise con stupore e felicità.
Di seguito il medico chiese a Claudia di ruotare la testa a destra e sinistra. Claudia ora si divertiva, con quegli occhiali riusciva a ruotare la testa di quasi 90 gradi a destra e a sinistra senza dolore ne vertigini.
La diagnosi era stata effettuata, si trattava di una Sindrome da Deficit Posturale.
La paziente fu indirizzata a un oftalmoposturologo che confermò la diagnosi e prescrisse lenti prismatiche attive e una correzione posturale. Un oftalmoposturologo è un medico oculista che conosce in profondità il sistema propriocettivo e che prescrive le lenti con prismi attivi, capaci di correggere la disfunzione propriocettiva. Al correggere la disfunzione propriocettiva si eliminano i sintomi che questa causa. Lo squilibrio, nelle sue varie forme, è uno dei sintomi della SDP. La risposta al trattamento è immediata.
Una diagnosi corretta di una SDP eseguita precocemente evita molti inconvenienti, spese e sofferenze.
Trascorsero due anni, Claudia non soffrì più di nessun disturbo vertiginoso né di squilibrio, i grandi spazi non le creavano confusione e non si morde più le guance, la carnagione è più rosata e si sente bene.
Questa è la storia di Claudia C. ma potrebbe essere la storia di molte altre persone. La SDP affligge circa il 10 per cento della popolazione che spesso passa il tempo a trattare i sintomi invece della causa della malattia, non essendo stata fatta la corretta diagnosi.
Esistono 3 grandi forme identificative di SDP: la forma Vertiginosa, come quella di Claudia, la forma Dolorosa che simula reumatismi e la forma Cognitiva che disturba l’apprendimento dei bambini. Nonostante siano forme con manifestazioni cliniche dominanti differenti, rispondono tutte alla correzione propriocettiva in cui si includono le lenti attive prismatiche perchè la causa di tutto ciò è il deficit propriocettivo.
Ma cosa fa la lente prismatica attiva? Dal momento in cui si colloca la lente prismatica davanti agli occhi questa produce una piccola deviazione dell’immagine dato che si tratta di un prisma di piccolo potere. Il cervello percepisce questa piccola deviazione e scatena un meccanismo di annullamento di questa deviazione, in tal maniera se misuriamo l’angolo di deviazione con e senza prismi non si evidenza l’esistenza del prisma. Ciò è possibile solo attraverso un meccanismo di attivazione della propriocezione dei muscoli oculomotori che assorbono questa potenza prismatica di basso potere.
L’asse e il potere della lente prismatica attiva sono calcolati affinché l’attivazione propriocettiva dei muscoli oculomotori sia quella indicata per correggere la disfunzione propriocettiva globale ed eliminare in questo modo i sintomi che produce.